mercoledì 4 novembre 2009

Are we talking about stability? Or what?

La notizia è di pochi giorni fa, la Federal Reserve ha convocato i CEO delle 28 più importanti istituzioni finanziarie americane. Lo scopo del meeting consiste nell’educare (o meglio rieducare) i Board of Directors di tali società affinchè non si commettano nuovamente gli errori compiuti in passato che, probabilmente, hanno contribuito a creare la crisi finanziaria minacciando la stabilità dei mercati finanziari internazionali.


L’idea di fondo consiste nell’esaminare gli incentivi originati dai sistemi premianti interni alle banche e successivamente di captarne le eventuali minacce alla stabilità finanziaria di quest’ultime. Secondo la FED gli eventuali errori strutturali dei piani di incentivazione sarebbero la causa principale nel processo di formazione delle politiche strategiche e finanziarie. Tali politiche, infatti, sarebbero volte all’assunzione di rischi spropositati, potenzialmente lesivi della stabilità dei mercati finanziari, di conseguenze non sono viste in positivo da parte dell’Autorità competente.


L’iniziativa proposta dalla Banca Centrale degli Stati Uniti, tuttavia, non sembra essere particolarmente efficace; essa infatti non è adeguatamente accompagnata da una politica di “rieducazione” indirizzata a garantire maggiore stabilità finanziaria (per intendersi si fa riferimento alla stabilità e alla detenzione del capitale interno alle banche).Per questa ragione la proposta avanzata è da considerare sotto due diversi punti di vista:

  1. Bella idea: sono necessari interventi concreti di dissuasione alla creazione di incentivi distorsivi della sana e prudente gestione bancaria. Questa misura sarebbe indirizzata a ridurre la frequenza e l’intensità dei rischi assunti dalle banche.
  2. E’ necessario ben altro: oltre a tale intervento è necessario [ri]educare le banche ad adottare politiche di detenzione del capitale più stringenti in modo da garantire una rigorosa coerenza con i principi espressi da Basilea II, inoltre è doveroso ricordare i potenziali danni che la leva finanziaria elevata potrebbe provocare alla solidità finanziaria delle società.

Il reale intento di tale proposta è di difficile valutazione per gli agenti di mercato, in particolare è arduo capire cosa si vuole regolare affinché non si ripetano situazioni di instabilità nelle banche. Il timore risiede, quindi, nella possibilità di ritrovarsi di fronte ad un’altra riforma a sfondo populista e propagandista.


Fonte notizia di sfondo: bloomberg.com

4 commenti:

  1. Di sicuro riprendere le banche per riportare un po' di ordine serve ed è necessario.
    Sul secondo punto, le norme più stringenti non sono per forza d'accordo.
    IMHO invece che legiferare e vigilare che tutte le banche rispettino i vincoli di bilancio, credo sia più efficace ed efficiente obbligare le banche a tenere pubblico e aggiornare spesso con le loro variazioni il capitale di vigilanza e l'indice di copertura; queste informazioni (eventualmente ci si può aggiungere un indicatore percentuale od altro) dovrebbero essere sufficienti per informare investitori e richiedenti credito, oltre che gli azionisti della medesima banca, del grado di rischio che il manager, o comunque la banca, si sta assumendo, con tutti i rischi che ne seguono ad avere contatti (giusto per fare un riassunto: perdita del capitale per investitori e azionisti, richiesta di rientro rapido e pignoramenti per richiedenti credito).
    A questo punto agli organi di vigilanza basta che monitorino il rispetto delle pubblicazioni e, lo stato, deve essere pronto a lasciar fallire qualsiasi banca, poiché chiunque avrà contatto con la banca sapeva del rischio.

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  2. La proposta di rieducare i CdA delle banche a fare più attenzione ai principi ispiratori di Basilea II è condivisa da molti, poichè non si tratta di un provvedimento volte a regolamentare ulteriormente il mercato bancario. In realtà si tratta di adottare e rispettare in pieno delle norme, di buona gestione finanziaria e patrimoniale, emanate già prima della crisi. In questa ottica, secondo me, le autorità di vigilanza hanno il dovere di far rispettare tali norme di conduzione societaria.
    Il discorso che fai tu è decisamente condivisibile, peraltro nel terzo pilastro di Basilea II esistono già delle norme di disclosure che potrebbero, magari, essere migliorate.

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  3. La rieducazione adesso serve, ma di sicuro ha un impatto esclusivamente su breve periodo.
    E' impensabile che 2-3 anni la rieducazione abbia ancora un effetto, quindi o che si fa la rieducazione ogni anno, in modo che il management si senta sempre vigilato, o si trova un sistema di autocontrollo.
    Certo che sarà "divertente" vedere educare ogni anno il management sulla prudente gestione soprattutto se si andrà incontro ad una nuova crisi.

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  4. Certo gli effetti sono di breve termine, però se alla rieducazione ci aggiungiamo anche delle best practice da seguire, e degli obblighi di pubblicazione dell'operato in forma chiara e incisiva al mercato allora gli effetti sarebbero migliori e in linea con l'obiettivo di garantire comportamenti consoni e prudenti.

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