martedì 16 novembre 2010

Il guardiano ed i tre asini

C’è un conte che possiede 3 asini e per quanto questi asini siano importanti, esso non può occuparsene personalmente e quindi ha incaricato un guardiano di controllarli e guidarli al posto suo: a questo guardiano gli venne assegnato un bastone da utilizzare per controllare gli animali.

martedì 21 settembre 2010

Efficienza dello stato (I): la patente a punti

La rivoluzione informatica si è avuta da anni un alcuni stati, l'Italia non è probabilmente tra quelli...


martedì 14 settembre 2010

Sondaggi dal campione ignoto



Quando i sondaggi pullulano il rischio elezioni aumenta. In prossimità delle precedenti elezioni numerose agenzie hanno emesso le stime dei propri sondaggi, in alcuni casi sono risultate corrette, in altri hanno lasciato a desiderare. Oggi parliamo di un sondaggio che è apparso ieri su La Repubblica curato da Demos & PI, e in particolare delle modalità con cui questo è stato condottoLasciamo ai lettori ogni considerazione.



sabato 4 settembre 2010

Freakonimics: the movie

Best quote:
"They say money doesn't buy happiness. Wanna bet??"





Here you can find everything about the movie.

Distorsione sui mercati: un esempio

Intervento dello Stato in economia. Un esempio: gli incentivi nel mercato dell'auto e le relative conseguenze in termini di distorsione ed inefficienze nell'allocazione delle risorse.





mercoledì 1 settembre 2010

Una voce fuori dal coro

L'estate italiana tra grida, urla e minacce sta per terminare col sottofondo di una voce fuori dal coro tesa a spronare politica, industrie e sindacati italiani.

martedì 31 agosto 2010

Stand up economist

Segnalo il sito di Yoram Bauman, noto stand up economist (o comedian).

Questo è uno dei suoi punti forti.

lunedì 26 luglio 2010

TG da spiaggia

E' estate, il caldo è forte, a volte l'umidità pomeridiana è fin troppo fastidiosa, ma con un bel bagno al mare tutto si risolve nel migliore dei modi, l'importante è farselo questo benedetto bagno, "..e che diamine!". A questo pensavo nei giorni scorsi, mentre guardavo, per mia sventura, diversi telegiornali italioti all'ora di pranzo.


mercoledì 21 luglio 2010

L'acqua deve essere un bene pubblico?

Si è conclusa la settimana scorsa la raccolta firme per l'abrogazione di 3 articoli approvati in questa e nelle precedenti legislature, per portare alla privatizzazione della gestione dell'acqua.

La raccolta porterà probabilmente ad un referendum nel 2011, nell'attesa vorrei ricordare un paio di cose.


venerdì 16 luglio 2010

Un passo avanti ed un paio indietro

Dato il mio recente passato da fiscalista (tre mesi in un CAF è una delle 100 cose da fare nella vita) la notizia della nuova imposta comunale non poteva far altro che attirare la mia attenzione e spingermi a scrivere un piccolo post sull'argomento: un passo verso il federalismo e due/tre passi verso il macello. Why?


mercoledì 7 luglio 2010

Fight Club all'amatriciana

Si discute, ironicamente, circa il comportamento di alcuni onorevoli del Parlamento Italiano con riferimento all’ultimo atto di inciviltà da essi compiuto. Loro, che modestamente amano definirsi “onorevoli colleghi”, spesso si lasciano sopraffare dagli istinti primordiali, cadendo in volgari insulti e risse.

giovedì 17 giugno 2010

Ma che crisi avete osservato?

Leggendo la lettera degli economisti pubblicata in questi giorni da un gruppo di professori e non italiani mi sono sorti alcuni dubbi: ho studiato in 5 anni di università o ho fatto finta?

lunedì 31 maggio 2010

Istantanea di una crisi (o meglio tre) e di una cena

Intro - Cosa fa un giovane neolaureato in economia in mezzo ad un manipolo di economisti liberisti affermati e di livello eccelso? Rimane estasiato a sentire le parole, le idee, le opinioni che ognuno di essi esprime.


venerdì 28 maggio 2010

Meritocrazia Made In Italy

Stamattina nella mia casella di posta mi sono trovato una bellissima mail ricevuta dall'Università di Parma, che mi informava della soluzione della meritocrazia in Italia per illuminare il futuro delle giovani speranze nostrane.
Incuriosito leggo l'allegato e rimango sbigottito! Non esistono parole per descrivere lo stupore misto ad un po' di patriottismo nel leggere una soluzione che ha dell'incredibile, degna del ministro stesso e del paese in cui vivo, proprio Made in Italy:

Nasce il TNT il festival dei talenti Italiani, così che tutti possano ammirare il talento degli italiani nel fare le "cose".

Ecco il metodo per sconfiggere il vero problema della meritocrazia in Italia: la visibilità.
Una volta che la meritocrazia sarà visibile a tutti con questo festival, il problema sparirà e non ci saranno fughe di cervelli.

Priceless

sabato 15 maggio 2010

Il facile populismo di chi non ha argomenti

Della crisi del debito greco, oltre a varie proposte di salvataggio della Grecia , ci sono un paio di cose che mi danno parecchio fastidio.

Poiché le proposte del salvataggio greco sono già state discusse ed esaminate brillantemente su altri blog, mi permetto di spostare il punto su alcune cose marginali, ma per me, come detto prima, fastidiose.

La prima sicuramente è la ricerca del "scapegoat": come per la crisi dei subprime è partita la caccia al capro espiatorio; e quale capro espiatorio meglio della crisi precedente?
Come se poi potessero essere direttamente collegati i mutui americani e l'indebitamento greco.
Notando che a questa favola ci crede poca gente hanno deciso d'infilarci anche la svalutazione del dollaro e le agenzie di rating che favoriscono il proprio Stato abbassando la valutazione degli Stati europei.

MAH!!!



sabato 24 aprile 2010

Gli errori del 5 stelle: qualche consiglio utile...

Dopo le piccole vittorie (in Emilia Romagna direi decisamente grossa) delle regionali del movimento 5 stelle, ecco una piccola critica costruttiva in modo che siano preparati alle elezioni fra 3 anni (forse anche prima vista l'aria che tira in parlamento).

1) Cambiare il punto economico del programma ed in maniera pesante (vedi pagina 7): a parte alcune rare proposte (vedi l'abolizione dei monopoli o il taglio della spesa pubblica), il resto del programma è un metter divieti ad azioni o persone: ovviamente la maggior parte di questi divieti sono puramente populistici, come il mettere un tetto agli stipendi, per non parlare d'impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con principale mercato interno (cosa vorrà dire principale mercato interno non l'ho capito...).
Le proposte avanzate sono spesso superficiali, tipiche di un programma elettorale qualsiasi, più della metà sono inapplicabili e soprattutto non risolvono i problemi economici italiani, in particolare quelli che affliggono il mercato del lavoro e la libera impresa; un esempio su tutti: introdurre nel programma l'abolizione di tutti gli albi professionali, classico esempio di corporativismo il cui unico obiettivo è mantenere i prezzi alti e controllati.

2) Staccare il movimento dalla figura di Grillo: BG ha di sicuro il merito di essere riuscito a creare un movimento interessante, ma perché regga ora e in futuro deve cominciare ora a staccarsi dalla sua immagine, per esempio eliminando il suo nome dal simbolo, creando una pagina internet a parte non gestita dallo staff di Grillo.
In particolare per evitare che il movimento sia penalizzato dal fatto che una persona non sopporti BG e che non muoia nel momento in cui BG smetta di girare per le piazze.

3) Bloccare l'idea secondo cui per ogni mezza decisione bisogna fare una scelta popolare ed ad esempio porto il caso del secondo consigliere regionale dell'Emilia Romagna: con un 7% la lista 5 Stelle ha ottenuto 2 seggi nei consigli regionali: uno per Bologna e uno per Modena.
In entrambe le provincie il candidato con il maggior numero di voti è stato il candidato presidente alla regione Favia, per cui doveva scegliere con quale seggio salire, in base a tale scelta sarebbe salito Poppi o Defranceschi, i candidati che hanno ricevuto il maggior numero di voti rispettivamente per Modena e Bologna dopo Favia.
Favia ha delegato la scelta ad una riunione di 40 persone dove alla fine è stato scelto Defranceschi, anche se ha fatto eco tutta una serie di polemiche interne o esterne per come è stata effettuata la scelta.
Personalmente penso che la scelta di Favia di delegare sia stato un errore, ma è ancora peggio la pretesa di gran parte dei "grillini" di dover partecipare a qualsiasi attività decisionale.

Per il momento non ho altre osservazioni, ma questi 3 sono punti fondamentali su cui agire e riflettere.

venerdì 23 aprile 2010

Si chiamava Politica, ora si chiama Casta.

Vi segnalo questo intervento di Michele Boldrin, professore presso la Washington University in St Louis.

L'intervento è conciso, ma efficace; quanto basta per provocare la tipica reazione dei nostri "cari" politici, ossia parole belle di un'inutilità clamorosa. Siamo stanchi di assistere a questo scempio, per fortuna che c'è gente intelligente, come il Professore Boldrin, che mette a nudo, in modo chiaro, i vizi e le inefficienze di questa casta.

Basta con questa pseudo-politica!




sabato 17 aprile 2010

Il coraggio della lepre

L'attuale situazione politica italiana sembra essere giunta ad un bivio. Da una parte c'è il PdL di BS che, forte del consenso parlamentare, sostiene una politica mirata a garantire le riforme per la nazione, dall'altra c'è il PdL di Fini che, ormai da tempo immemore, si oppone alla politica Berlusconiana con tanto di dichiarazioni pubbliche e frecciatine pre e post elettorali.

Allo stato attuale pare che l'ultima esternazione di Fini non sia andata giù a BS, il quale ha azzardato:

"L'invito che rivolgo a Fini è quello di superare le incomprensione e di desistere dal formare gruppi autonomi"

e continua:

"Se darà vita a un gruppo autonomo ci sarà una scissione e il governo andrà avanti lo stesso. E' una posizione condivisa da tutti.".

Sembrano dei semplici consigli su cui riflettere, tuttavia hanno l'aria di essere delle raccomandazioni forti su cosa fare e soprattutto su cosa non fare. Ma BS è sicuro di sè e della sua maggioranza, BS non teme Fini. Ha fondato il PdL chiedendogli di abbandonare il simbolo del suo vecchio partito, "Alleanza Nazionale", al fine di accorpare i due partiti in un unico, ammaliare con avances politiche i Finiani storici e accoglierli nel bel mondo fatato di BS. Alla lunga, ormai parliamo di un paio di anni, ci sta riuscendo ottenendo forti consensi. Pare che Fini stia diventando scomodo per tutti, di fatti se volesse creare un gruppo parlamentare autonomo, attualmente non avrebbe grosso seguito all'interno del PdL, solo i fedelissimi lo seguirebbero, gli altri, tra i quali il buon La Russa, rimarrebbero nel mondo fatato di cui sopra.

Allora cosa può fare GF? Sicuramente non può continuare a fare opposizione al PdL nel PdL, è un paradosso che lui stesso non vuole portare avanti. Può, invece, creare un gruppo tutto suo portare con sè i suoi fedeli "compagni" di partito e ripartire. Ma le alleanze? Il punto fondamentale di questa storia sembra proprio essere questo, quale coalizione supporterà il nuovo gruppo Fini? Il nuovo centro di Tabacci, Casini e Rutelli? La sinistra (ebbene esiste signori...basta prendere un bel binocolo potente) del PD di Bersani? O, paradossalmente, il PdL di BS?
Probabilmente l'ultima opzione è improbabile, mentre la prima potrebbe essere la più verosimile; ciò che permane è la forza e il coraggio di Fini di opporsi con gesti pratici, non solo con parole e frecciatine da populista; probabilmente appena avrà un maggiore consenso all'interno del PdL deciderà di fondare il suo gruppo, e da quel momento si apriranno nuovi scenari...

martedì 30 marzo 2010

UN PAIO DI RIFLESSIONI SULLE REGIONALI

In questo articolo vi illustrerò la mia classifica sui vincitori e sconfitti di queste elezioni 2010.



  1. Il vincitore incontrastato di queste elezioni è il partito degli astensionisti, che aumentano la loro fetta di un buon 9% rispetto all'ultima elezione regionale: considerando che la loro quota è pari circa al 35,88% e che circa il 30% degli italiani non può andare a votare non avendone diritto, sono ormai più gli italiani che non votano rispetto a coloro che lo fanno

  2. Il secondo posto spetta al partito che parla di più e fa meno. Detta così potrebbe essere qualsiasi, quindi per fugare ogni dubbio vi rivelo il nome: Lega Nord. Ha aumentato il suo consenso, divenendo sempre più indispensabile a BS per rimanere in carica. Come ad ogni elezione i leghisti promettono, in caso di vittoria, il famigerato federalismo fiscale, unico punto importante in un partito che agli albori puntava alla secessione. Ce la faranno stavolta i nostri eroi a portarla a termine? Si accettano scommesse: chiunque punti 1€sul federalismo fiscale ne avrà 200 se verrà realizzata una riforma seria entro 1 anno, 100 entro 2 anni, 50 entro 3 anni; chi invece punta su “La Lega strillerà e farà approvare un provvedimento tendenzialmente fascista e discriminante, nonché inutile ma molto populista per il suo elettorato” dovrà puntare 10 000 € per vincere 1 centesimo.

  3. Il terzo gradino del podio si può assegnare al PDL. Nonostante passino più tempo in televisione ad annunciare cosa hanno fatto e cosa i comunisti non permettono di fare, e nonostante se ne stanno dietro ad una scrivania a gestire male il partito in preparazione delle elezioni regionali (Cough-Lazio, scusate, mi viene la tosse anche a scrivere) riescono a non capitolare giù nell'abisso come ha fatto il PD alla sua formazione. Per questa ragione la loro è senza dubbio una vittoria.

Non sul podio, ma accostati ci sono il PD e l'IDV, che comunque hanno vinto perché il risultato è stato di 7 regionia contro 6, ricordando che una è stata "persa" per gli odiati grillini.



Una piccola vittoria va quindi anche ai grillini, per i candidati conquistati in Emilia Romagna, datosecondo me interessante, poiché svela una fascia piuttosto consistente di persone che, disilluse sia da destra che sinistra, votano l'outsider.



Ulteriore nota personale: lo ammetto, alle comunali dell'anno scorso mi sono candidato consigliere per la lista "Movimento 5 stelle" e vi posso assicurare che se tutti i politici operassero come ha operato il consigliere grillino eletto nella mia ridente cittadina, ci potrebbero essere interessanti sviluppi nella gestione delle pubbliche amministrazioni italiane. Ma questa, purtroppo, è solo una piccola storia che vi sto raccontando.

mercoledì 17 marzo 2010

Dio esiste ed è un economista!

- Catalin Cantia -

Qualche giorno fa il mio professore di Teoria dei Giochi ci ha presentato qualche statistica inerente al comportamento degli individui nel mondo, quando giocano a Split Game. Il gioco è semplice. Ci sono 2 giocatori, al primo è chiesto di scegliere una percentuale per dividere una certa somma di denaro (diciamo 10 dollari), tra se stesso e l'altro giocatore. Un giocatore razionale sceglierebbe sempre il 100% per se stesso se è il primo a giocare e accetterà una qualsiasi somma che gli darà l'altro se gioca per secondo. Le statistiche sono sorprendenti. Tendenzialmente le persone scelgono 50/50 se giocano per primi e hanno la tendenza a rifiutare le offerte inferiori al 50%.
La spiegazione del professore è stata"Questo dimostra che c'è un Dio da qualche parte" ... Stavo per scoppiare a ridere, ma mi sono limitato solo a sorridere.
Alla fine sembra che non siamo così razionali come la maggior parte dei modelli econometrici assume, ed è per questo che dovremmo ripensare a ciascuna cosa in Economia. Per questa ragione esclamerei"Fantastico!"... a lot of work for us Economists!
PS Se Dio esiste davvero sembra che stia dalla nostra parte :-)

mercoledì 3 marzo 2010

Via alle candidature

Sono d'accordo con Bonaiuti: è impensabile che per le prossime generali, dato il clima delicato, la RAI per non violare la par condicio non trasmetta più programmi d'informazione politica, nei giorni di quaresima che passano e l'avvicinarsi della primavera; che il popolo non possa scegliere lo schieramento politico più vicino a lui e che quindi una parte della volontà popolare non possa essere rappresentata.

SACROSANTA VERITA'

Ecco perché ho il piacere di annunciare che quando voterete per le regionali, potrete votare anche noi, in quanto anche il nostro vastissimo gruppo che ci segue (il conteggiatore qui in basso funziona a migliaia) ha il diritto di essere rappresentato.

Quando si parla di diritto degli elettori non è importante se ci sono delle regole precise da seguire, d'altronde l'ha detto anche Scajola: le regole sono importanti, ma possono non essere rispettate per una moralità superiore.

domenica 14 febbraio 2010

Tremonti, istruzioni per il disuso


Qualcosa mancava, o meglio, per molti non c’era. In realtà quel qualcosa c’era e da parecchio tempo pure.


Di cosa stiamo parlando? Ovviamente stiamo parlando di un pensiero indipendente da ogni onda velenosa e da ogni ricatto infame di qualsivoglia palazzo. Il pensiero in questione è stato redatto dagli autori di noiseFromAmerika (nFA), in particolare da Michele Boldrin, Giulio Zanella, Sandro Brusco, Alberto Bisin e Andrea Moro. Probabilmente gli autori hanno dormito sonni poco tranquilli in questi ultimi mesi di stesura, basti pensare al soggetto preso in considerazione per la composizione di “Tremonti, istruzioni per il disuso”. Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, è definito VolTremont, in (dis)onore al più conosciuto Lord Voldemort, personaggio antagonista della saga di Harry Potter. Costui è un personaggio definito l’”Oscuro Signore”, non solo per la potenza di cui dispone, ma anche per gli adepti che ha al seguito: i mangiamorte. Nel libro in questione i mangiamorte sono assimilati, tra gli altri, ai giornalisti, in particolare a coloro che, facendo parte di un gioco ormai noto in Italia, si guadagnano la pagnotta sviolinando le gesta dell’Oscuro Signore, nonostante in alcuni casi siano delle vere e proprie idiozie di stampo populista.
All’interno del libro sono talmente tanti i riferimenti che controvertono le teorie, con tutto il rispetto per il termine e per chi le elabora realmente, di VolTremont che egli stesso rimarrebbe impallidito e fuori causa in un potenziale dibattito con gli autori. Nel dettaglio sono presi a riferimento più che i commenti, le reazioni a caldo, o le interviste, i libri scritti (La paura e la speranza; Rischi fatali) da Tremonti, poiché, a detta degli autori, quando una qualsiasi persona, a maggior ragione un Ministro, scrive un libro lo fa ragionando e verificando costantemente i fatti durante la realizzazione dello stesso; tuttavia viene dimostrato come il Ministro abbia abusato della sua posizione di Voltremont, coadiuvato dai Mangiamorte, nello scrivere teorie e pensieri del tutto privi di alcun senso logico, o di supporti statistici e informativi idonei. Il resto del libro è un mix di contenuti che dimostrano con scientifica precisione, anche se in breve sintesi, il confronto tra liberismo e "pensiero" (le virgolette sono assolutamente necessarie) di politica economica Tremontiano.
La qualità del testo scritto dalla redazione di nFA è indiscutibile, il prezzo imbattibile, per cui non vi resta altro che comprarlo, gustarlo e diffonderlo.

giovedì 11 febbraio 2010

Quando si parla di Par Condicio, tutti "sull'attenti"

Sono alquanto combattuto se valutare positivamente o negativamente questa decisione alquanto bizzarra della commissione di Vigilanza Rai: la mia prima reazione, quella impulsiva ed idealizzata, è stata la seguente:

"E' uno scandalo togliere dai palinsesti televisivi i programmi d'informazione politica, quale grossa limitazione alla libera informazione!"

Poi il cervello ha cominciato a fare un po' di mente locale, mentre leggevo l'articolo in questione e
ha elaborato questi 3 piccoli pensieri:

1) La non trasmissione di programmi d'approfondimento politico per un mese sulle reti Rai non è una grossa perdita considerando la qualità media dei programmi; anzi, paradossalmente l'italiano medio potrebbe anche guadagnarci...
2) Valutazione puramente economica: dato che durante il periodo elettorale seguire i "dibattiti politici" in Italia è un po' come guardare una partita di calcio mascherandosi da bravi elettori volenterosi di informarsi sui programmi politici, Mediaset, o meglio Matrix, non avrà troppa concorrenza in quel periodo...
3) Valutazione un po' più politica: se consideriamo che i programmi sono schierati, il centro-sinistra perde due programmi mentre il centro-destra ne perde solo uno (...Che dici Matteo, Porta a Porta non è schierato....), il che per il centro-destra è abbastanza vantaggioso....


Poi il cervello arriva a pieno regime e l'unico pensiero dominante è: bisogna privatizzare la Rai, così i nostri parlamentari non devono più prendere decisioni così controverse nel realizzare questi arguti ragionamenti.


lunedì 18 gennaio 2010

Ancora (stra)parla?

E’ certamente capitato a qualcuno (molto coraggioso) nei giorni scorsi di imbattersi in una delle più esilaranti interviste di sempre.



Di chi stiamo parlando?



Di Tremonti ovviamente, il nostro caro, carissimo (ma veramente carissimo..), Ministro dell’Economia e delle Finanze.


Vi proponiamo una chiave di lettura molto interessante, godetevi l’articolo di Michele Boldrin su nFA, questo è solo il preludio a qualcosa che verrà presto.

lunedì 11 gennaio 2010

Codacons vs Istituti Bancari

Il 2010 si apre con un’importante novità: la prima class action italiana contro istituti bancari.


Ma cosa è la class action?


E' “L’azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori” (art. 2, comma 445, Legge Finanziaria 2008). Anche se la legge che ha introdotto tale strumento è relativa al 2008, solo nell’anno appena iniziato è entrata in vigore (siamo in Italia!).

Pioniere della prima class action italiana è il Codacons, che ha notificato due citazioni, una presso il tribunale di Torino e l'altro presso il tribunale di Roma, contro i due maggiori colossi bancari italiani: Unicredit e Intesa San Paolo.


L’azione poggia sulle rilevazioni dell'Antitrust secondo le quali le banche avrebbero compensato l'eliminazione della 'commissione di massimo scoperto' introducendo nuove e più costose commissioni a carico degli utenti, anche 15 volte più care.


Con questo comunicato il presidente di Codacons, Carlo Rienzi, presenta l'azione legale contro i due istituti bancari.


Il fatto che le banche avessero sostituito la commissione di massimo scoperto con altre commissioni più costose non è una novità. Molte associazioni di consumatori avevano denunciato il fatto già da tempo e l’Antitrust lo ha confermato con un’accurata indagine.

Ora finalmente si ha anche in Italia uno strumento che permette un’azione collettiva contro queste “furbizie” da parte degli istituti di credito a danno dei propri clienti.


Ma sarà efficace?


Il presidente del Codacons sottolinea questo aspetto nell’ultima parte del comunicato quando dice:


“La mancanza di forti sanzioni come avviene in Usa rende questo strumento poco incisivo ed efficace”


Inoltre dato che si tratta di un procedimento processuale dove c’è un giudice che deve emettere una sentenza, questa può arrivare dopo anni data la lentezza del sistema giudiziario Italiano.

E ovviamente in caso di esito positivo per il Codacons, le banche possono sempre fare ricorso allungando ulteriormente i tempi. Si entrerebbe così nel contorto meccanismo della giustizia italiana che, come sempre, non garantisce una definitiva conclusione nel breve periodo.


Il presidente Rienzi sostiene comunque che l’obiettivo principale della class action è mirato a “disincentivare i colossi economici a fare scorrettezze gravi contro i consumatori”.

Su questo punto sono d’accordo con lui: nel caso in cui la sentenza fosse a favore dell’associazione di consumatori, farà storia e farà capire alle banche che non sono intoccabili e che se sbagliano devono pagare, come è giusto che sia.

Proprio per questo motivo penso che non sia un caso che si siano scelte le due banche italiane più importanti.



Cosimo Schiavano

Coerenza innanzitutto...

“La situazione va meglio ma non è buona come intendono i mercati, […], i mercati stanno meglio, ma sono ancora fragili”


Mario Draghi 9 gennaio 2010


Il Presidente di BankItalia, nonché Presidente del Financial Stability Board, ha così valutato l’attuale situazione del sistema bancario internazionale. Ha successivamente aggiunto delle considerazioni sull’operato di diverse grandi banche internazionali, riferendosi in particolare ai sistemi di remunerazione offerti ai management:


“Gli stipendi dei manager dovrebbero essere commisurati ai rischi che si prendono”


Anche qui la sua valutazione centra uno dei punti fondamentali da tenere in considerazione per garantire una ripresa sostenibile per il sistema finanziario. Tuttavia, come abbiamo più volte sostenuto in questo blog, stabilire dei principi base per commisurare gli stipendi ai rischi non è l’unico punto su cui fondare la politica di vigilanza del Financial Stability Forum, è necessario anche attivarsi affinché tutti gli istituti finanziari adottino delle politiche di gestione del capitale mirate a garantire il rispetto dei principi base di Basilea II, nella fattispecie i requisiti [stringenti] inerenti il capitale di vigilanza. Se, malauguratamente, dovessero ripresentarsi delle falle nel sistema finanziario internazionale il mercato non dovrebbe essere nelle condizioni di soffrire nuovamente una crisi di liquidità come nel 2008. Il reale obiettivo da centrare per un organo sovranazionale come il FSF deve essere quello di garantire la solidità del sistema finanziario, non il volere populista; giusto per intenderci


“If the guy has a broken nose, you don’t put a band-aid on his butt” [1].


[1] Michele Boldrin - in Brian DeLong vs Michele Boldrin Debate on Stimulus SmackDown minuto 38.

sabato 9 gennaio 2010

Lettera al Presidente della Repubblica

Illustrissimo Presidente Napolitano,

sono uno studente, che come molti altri, si appresta a conseguire quello che al momento presumo sia il mio ultimo titolo accademico: la Laurea Magistrale.

A dispetto dei suoi inviti a rimanere sto preparando le valigie per migrare all'estero. Guardo con preoccupazione al mio futuro in Italia, perché la situazione qui è molto peggiore di quanto descritto dalla stampa nostrana.

Ci sono molte cose che mi preoccupano nel mio futuro in Italia, ad esempio il debito pubblico in costante crescita (senza che nessuno si preoccupi di fare o semplicemente di proporre una riforma degna di tal nome), l'enigma della pensione (dovrò costruirmela, non si capisce come, in forma privata), poiché fra 40 anni per noi non ci sarà una pensione sufficiente a supportare i nostri bisogni (come d'altronde è già in molti paesi), etc. Ma anche se queste cose mi preoccupano, non sono tali da portarmi alla migrazione; e poi c'è anche tempo per porre rimedio.
La mia maggiore preoccupazione sta nelle opportunità che mi riserva il futuro: siamo in un paese che non vuole crescere o cambiare, che continua ad utilizzare sistemi vecchi, pensando che siano i migliori e non sfruttano le possibilità che possono offrire le menti fresche.
Non sto parlando esclusivamente dei talenti italiani, i ricercatori che vincono borse di studio gigantesche per portare avanti i loro progetti in altri paesi, ma anche di quei cervelli più modesti, come il mio, che possono contribuire in maniera dignitosa ad una buona crescita del paese, ma che costantemente è ignorato.

In Italia c'è una forte resistenza al cambiamento e di sicuro è condizionata dalla mentalità chiusa al momento predominante, normalmente dovrebbe essere compito dello Stato, data la sua massiccia presenza, condizionare e/o incentivare delle azioni "illuminate", cercando di convincere ad investire nel futuro. Ma, come spesso accade, gli esponenti politici, invece che attuare politiche in questa direzione, si divertono in un circolo vizioso e deleterio dove il governo comincia con un "Gli italiani lo fanno meglio di..." o "In Italia è meglio di...", seguentemente ribattuto dall'opposizione che afferma ovviamente il contrario, "Gli italiani sono peggiori nel..." e "L'Italia è peggio di..." e viceversa.

Nel Suo messaggio di fine anno afferma che

"[...] non possiamo correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere un'occupazione degna nel loro, nel nostro paese"

Mi dispiace Presidente, è un messaggio che arriva troppo tardi: penso che in Italia, per il corso di studi che ho scelto, non ci sarà mai uno sbocco futuro in cui mi sia concesso di realizzarmi, se non in una qualche impresa internazionale con sede nel nostro Paese; ma se avrò la fortuna di prendere quel posto, almeno ad altre cinque persone come me non vi sarà concesso la realizzazione. Qui è più importante il basso costo e l'evasione piuttosto che l'innovazione ed il cambiamento.

La saluto con un ultima provocazione: la parte che mi è piaciuta di più del Suo discorso, è quella dove si è immediatamente corretto, ossia quando ha affermato che l'Italia è il nostro paese: Sì, l'Italia è il nostro paese, voi lo avete semplicemente in prestito da noi, ma, a questo punto, preferisco lasciarvelo e sperare di ereditarne un altro da chi lo potrebbe gestire meglio di come avete fatto finora.

Distinti Saluti

Un piccolo cervello (pronto alla fuga)

giovedì 7 gennaio 2010

Provocazioni senza senso di Brunetta

L’idea di creare un blog ispirato a Von Hayek era e rimane legata al confronto con i lettori su argomenti di puro stampo economico, senza tralasciare ogni aspetto di tipo macroeconomico legato alle operazioni e alle manovre di politica. Tuttavia dinanzi ad episodi strani, o quantomeno stravaganti della politica italiana, in particolare di coloro che la fanno (i cosiddetti politici), non possiamo fare altro che allontanarci un istante dal nostro intento e affrontare argomenti di indubbio interesse, se non altro per lo scalpore e l’elevato tasso di anormalità che li contraddistinguono.

L’episodio di cui parliamo oggi riguarda il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, in particolare il riferimento è ad una battuta inerente la Costituzione della Repubblica Italiana pronunciata nei giorni scorsi:

“Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla… la parte valoriale della Costituzione ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito.

Il tono saccente e arrogante lo potete immaginare, ma non vogliamo parlare di questo, preferiamo parafrasare le parole di Brunetta e confrontarle con lo spirito e l’intento che hanno ispirato la stesura dell’articolo 1 e della parte cosiddetta valoriale della Costituzione.

Durante il periodo di stesura della Costituzione l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana fu chiamata a garantire in maniera equa la concretizzazione, in forma scritta, dei principi fondamentali e ispiratori della Repubblica Democratica Italiana. Nel caso di specie, il primo articolo sancisce innanzitutto il risultato del referendum del 2 giugno 1946, “L’Italia è una Repubblica…”, e garantisce ufficialmente alla popolazione lo status di Democrazia, “…Democratica…” (dal greco Demos: popolo e Cratos: potere, ossia governo del popolo), ovvero di Repubblica nella quale i cittadini sono messi nelle condizioni di esercitare la propria sovranità, per diritto e per dovere. Proseguendo l’articolo 1 recita:“…fondata sul lavoro…”, probabilmente il Ministro Brunetta non ha compreso questo punto, oppure lo ritiene superfluo, in ogni caso secondo lui “non significa assolutamente nulla”.

Partendo da questi presupposti, cerchiamo di mettere un po’ di ordine. L’inserimento dell’ultima parte fu proposto da Aldo Moro durante il periodo di stesura della Costituzione, egli sostenne ciò di seguito riportato:

“Questo il senso della disposizione: un impegno del nuovo Stato Italiano a immettere nell’organizzazione sociale, economica e politica del Paese quelle classi lavoratrici che furono a lungo estromesse dalla vita dello Stato e dall’organizzazione economica e sociale.”
(13 Marzo 1947) [1]

A queste parole si aggiunsero quelle di Giuseppe Saragat, il quale affermò che l’intento della Costituzione è basato sul nuovo concetto di società umana, non più fondato “sul diritto di proprietà e ricchezza, ma sull’attività produttiva di questa ricchezza”, inoltre aggiunse che la proprietà, nuda e cruda, può isolare, al contrario il lavoro può unire.

Probabilmente il Ministro Brunetta quando ha pronunciato quelle parole ha ignorato questi piccoli dettagli fondanti la Repubblica Democratica Italiana, oppure ha semplicemente voluto farsi notare dal pubblico elettore in un altro dei suoi classici show costellati da populismo, rigidità, e luoghi comuni. Quel che resta, al di là di ogni supposizione sulle sue intenzioni, è il sentimento di imbarazzo, unito a quel senso di smarrimento (lesivo ai fini della Democrazia) che frasi di quel tipo provocano nelle menti delle persone che solitamente non sono abituate a ragionare con il proprio cervello.



[1] Ernesto Maria Ruffini - Rassegna Stampa Personale
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