sabato 9 gennaio 2010

Lettera al Presidente della Repubblica

Illustrissimo Presidente Napolitano,

sono uno studente, che come molti altri, si appresta a conseguire quello che al momento presumo sia il mio ultimo titolo accademico: la Laurea Magistrale.

A dispetto dei suoi inviti a rimanere sto preparando le valigie per migrare all'estero. Guardo con preoccupazione al mio futuro in Italia, perché la situazione qui è molto peggiore di quanto descritto dalla stampa nostrana.

Ci sono molte cose che mi preoccupano nel mio futuro in Italia, ad esempio il debito pubblico in costante crescita (senza che nessuno si preoccupi di fare o semplicemente di proporre una riforma degna di tal nome), l'enigma della pensione (dovrò costruirmela, non si capisce come, in forma privata), poiché fra 40 anni per noi non ci sarà una pensione sufficiente a supportare i nostri bisogni (come d'altronde è già in molti paesi), etc. Ma anche se queste cose mi preoccupano, non sono tali da portarmi alla migrazione; e poi c'è anche tempo per porre rimedio.
La mia maggiore preoccupazione sta nelle opportunità che mi riserva il futuro: siamo in un paese che non vuole crescere o cambiare, che continua ad utilizzare sistemi vecchi, pensando che siano i migliori e non sfruttano le possibilità che possono offrire le menti fresche.
Non sto parlando esclusivamente dei talenti italiani, i ricercatori che vincono borse di studio gigantesche per portare avanti i loro progetti in altri paesi, ma anche di quei cervelli più modesti, come il mio, che possono contribuire in maniera dignitosa ad una buona crescita del paese, ma che costantemente è ignorato.

In Italia c'è una forte resistenza al cambiamento e di sicuro è condizionata dalla mentalità chiusa al momento predominante, normalmente dovrebbe essere compito dello Stato, data la sua massiccia presenza, condizionare e/o incentivare delle azioni "illuminate", cercando di convincere ad investire nel futuro. Ma, come spesso accade, gli esponenti politici, invece che attuare politiche in questa direzione, si divertono in un circolo vizioso e deleterio dove il governo comincia con un "Gli italiani lo fanno meglio di..." o "In Italia è meglio di...", seguentemente ribattuto dall'opposizione che afferma ovviamente il contrario, "Gli italiani sono peggiori nel..." e "L'Italia è peggio di..." e viceversa.

Nel Suo messaggio di fine anno afferma che

"[...] non possiamo correre il rischio che i giovani si scoraggino, non vedano la possibilità di realizzarsi, di avere un'occupazione degna nel loro, nel nostro paese"

Mi dispiace Presidente, è un messaggio che arriva troppo tardi: penso che in Italia, per il corso di studi che ho scelto, non ci sarà mai uno sbocco futuro in cui mi sia concesso di realizzarmi, se non in una qualche impresa internazionale con sede nel nostro Paese; ma se avrò la fortuna di prendere quel posto, almeno ad altre cinque persone come me non vi sarà concesso la realizzazione. Qui è più importante il basso costo e l'evasione piuttosto che l'innovazione ed il cambiamento.

La saluto con un ultima provocazione: la parte che mi è piaciuta di più del Suo discorso, è quella dove si è immediatamente corretto, ossia quando ha affermato che l'Italia è il nostro paese: Sì, l'Italia è il nostro paese, voi lo avete semplicemente in prestito da noi, ma, a questo punto, preferisco lasciarvelo e sperare di ereditarne un altro da chi lo potrebbe gestire meglio di come avete fatto finora.

Distinti Saluti

Un piccolo cervello (pronto alla fuga)

Nessun commento:

Posta un commento

Licenza Creative Commons
the road 2 serfdom by theroad2serfdom.blogspot.com is licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 2.5 Italy License.