lunedì 11 gennaio 2010

Coerenza innanzitutto...

“La situazione va meglio ma non è buona come intendono i mercati, […], i mercati stanno meglio, ma sono ancora fragili”


Mario Draghi 9 gennaio 2010


Il Presidente di BankItalia, nonché Presidente del Financial Stability Board, ha così valutato l’attuale situazione del sistema bancario internazionale. Ha successivamente aggiunto delle considerazioni sull’operato di diverse grandi banche internazionali, riferendosi in particolare ai sistemi di remunerazione offerti ai management:


“Gli stipendi dei manager dovrebbero essere commisurati ai rischi che si prendono”


Anche qui la sua valutazione centra uno dei punti fondamentali da tenere in considerazione per garantire una ripresa sostenibile per il sistema finanziario. Tuttavia, come abbiamo più volte sostenuto in questo blog, stabilire dei principi base per commisurare gli stipendi ai rischi non è l’unico punto su cui fondare la politica di vigilanza del Financial Stability Forum, è necessario anche attivarsi affinché tutti gli istituti finanziari adottino delle politiche di gestione del capitale mirate a garantire il rispetto dei principi base di Basilea II, nella fattispecie i requisiti [stringenti] inerenti il capitale di vigilanza. Se, malauguratamente, dovessero ripresentarsi delle falle nel sistema finanziario internazionale il mercato non dovrebbe essere nelle condizioni di soffrire nuovamente una crisi di liquidità come nel 2008. Il reale obiettivo da centrare per un organo sovranazionale come il FSF deve essere quello di garantire la solidità del sistema finanziario, non il volere populista; giusto per intenderci


“If the guy has a broken nose, you don’t put a band-aid on his butt” [1].


[1] Michele Boldrin - in Brian DeLong vs Michele Boldrin Debate on Stimulus SmackDown minuto 38.

9 commenti:

  1. In linea di massima sono d'accordo con ciò che afferma Draghi, ma in questo caso, la seconda affermazione riportata in questo articolo, mi lascia un po' perplesso.

    Bene non capisco in che modo vorrebbe commisurare gli stipendi al rischio, quindi proviamo a vagliare un po' d'ipotesi:

    1) Correlazione diretta: No; va contro i principi del FSF.
    2) Correlazione indiretta: Non funziona; incontrerebbe i principi del FSF ma andrebbe contro gli interessi della banca in quanto società privata.
    3) Crescita logaritmica degli incentivi: all'aumentare del rischio il premio cala sempre più; in questo modo incontrerebbe sia gli itneressi privati di banca e manager, che quelli di stabilità.
    4) Invece che utilizzare misure risk neutral per il calcolo dello stipendio del manager, utilizzare una misura con un grado di avversione al rischio X; anche questo dovrebbe funzionare...

    Tuttavia rimango fedele all'opinione secondo cui non spetta ad uno stato la scelta dello stipendio del manager, bensì agli azionisti perché (in teoria) sono loro che ci rimettono il capitale.

    Finisco con un ultima provocazione: gli strafamosi titoli tossici, che hanno scatenato il cataclisma finanziario, erano considerati titoli a basso rischio...

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  2. Sono d'accordo sul fatto che siano gli azionisti a dover decidere gli stipendi dei manager.
    Credo però che non ci sia un un tentativo dello Stato o di altre Istituzioni di sostituirsi agli azionisti nel determinare i salari dei manager. Più che altro si tratta di fornire degli strumenti(anche se non ho ben capito quali)che possano aiutare gli azionisti stessi nel determinare l'equo compenso dei manager.

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  3. Se si intende ricercare un metodo da aggiungere ai codici d'autodisciplina delle società, good work, there's no problem!

    Poi personalmente ho qualche riserva nella ricerca di un sistema d'incentivazione del manager pur mantenendo un basso profilo di rischio, anzi potrebbe essere pericoloso.

    Con un sistema simile il manager sarà incentivato a cercare soluzioni il cui rendimento sia elevato ed il rischio basso, per aderire ad entrambe le richieste; naturalmente la percezione del basso rischio avviene mediante l'informativa presente nel mercato.
    Il rischio è che un manager sia incentivato ad investire in operazioni che danno alto rendimento, ma che sia un'operazione ad alto rischio mal valutata a causa della scarsa informativa presente sul mercato.

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  4. Il punto fondamentale attualmente non è il trattamento degli stipendi e dei bonus dei manager. Non so se avete visto ieri sera come è andata Wall Street
    ( http://data.cnbc.com/quotes/.DJIA ). Di chi è la colpa del calo? Il sistema bancario americano, in particolare BofA, non è particolarmente robusto come ci si attendeva, le trimestrali sono andate mali per alcuni, per altri (vedi Wells Fargo) sono andate molto bene... in linea di massima, però, il sistema bancario sta nuovamente mostrando altre falle.
    Morale della favola: degli stipendi ai manager per ora, non dobbiamo fregarcene, dobbiamo pensare ad aumentare la compattezza economica e finanziaria delle banche too big to fail. Come? "Imponendo" criteri di detenzione del capitale più rigidi e fiscali!

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  5. Certo che ora i problemi non sono gli stipendi dei manager, ma non è nenanche una soluzione perfetta l'"imporre" criteri di detenzione del capitale più rigidi e fiscali alle too big to fail; il sistema ideale non devono esistere le too big to fail...
    Un'"imposizione" del genere deve essere un second best, possibilmente molto transitorio

    How?

    Per ora grandi idee non ho, la più semplice che mi viene in mente è questa, anche se non dubito che ci siano soluzioni migliori: si possono sempre martoriare d'imposte tutte le banche che superino una quota di mercato d'investimenti pari al X%.
    Quando ti ritrovi gli utili dimezzati da una mega imposta per il futuro salvataggio ci pensi 2 volte prima di passare il confine...

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  6. http://www.corriere.it/economia/10_settembre_12/requisiti-banche-basilea_c3db7b4a-be96-11df-b1cc-00144f02aabe.shtml

    Hanno finito Basilea 3 a distanza da 2 anni dalla crisi la risposta sembra che sia più capitale di vigilanza, più controlli.

    Risposta, a mio avviso, debole, in parte controproducente e che non risolve il problema; in generale non mi piace.

    Debole poiché, a quanto leggo, non ci sono effettive novità rispetto la precedente, ma soprattutto un aumento dei requisiti patrimoniali.

    Controproducente perché limita a tutte le banche, in maniera indistinta, la disponibilità d'investimento del capitale, non premiando le banche virtuose, il cui capitale di vigilanza era sufficiente a resistere alla crisi.

    Infine non risolutivo dato che, IMHO, sposta solo il limite di collasso del sistema un po' più in là, non combattendo i motivi per cui si è scatenata questa crisi (certo, in tal caso, alcuni enti che hanno steso questo piano, avrebbero dovuto fare ammenda e la versione ufficiale della crisi traballerebbe un po')

    Bisogna comunnque aspettare l'ultima approvazione e leggere il testo integrale, anche perché al momento non sono riuscito a trovarlo.

    Vedremo in futuro....

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  7. Non conosco tanto di Basilea III per cui non posso esprimermi. Leggendo qua e la, tuttavia, ho notato che effettivamente si chiede un aumento dei requisiti minimi relativi al capitale di vigilanza, però non ho sentito parlare di modelli di scoring del merito creditizio..se qualcuno riesce a darmi delle delucidazione è il benvenuto.. a mio parere è opportuno modificare questi requisiti piuttosto che quelli di capitale.

    Nota personale: Basilea III rappresenta un business che nessuno si immagino, penso solo alle società di consulenza (KPMG, Accenture, Capgemini, etc.) che dovranno implementarlo nelle banche richiedenti, ai professori che scriveranno libri su libri, ai seminari e ai meeting di presentazione delle nuove regole, etc.. A me pare tutta una fregatura... mi sbaglierò?!

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  8. Aldilà del merchandaise sulle nuove regole di Basilea III, i problemi che hanno scatenato la crisi non sono stati risolti, di sicuro non hanno fatto niente verso il problema principale: l'esistenza delle too big to fail.

    Anzi, rischiano di tagliare fuori dal mercato le banche più piccole, non potendo sfruttare adeguatamente l'effetto leva ed il pooling dei rischi a causa delle restrizioni maggiori sul capitale detenuto, concentrando in sempre meno banche il mercato del credito.

    Comunque entro domani scrivo un articolo delle mie impressioni peggiori

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  9. Mi riprometto di leggere la normativa appena possibile.

    Quello che ho potuto leggere in questi giorni conferma quanto tu dici, per cui sono totalmente d'accordo.

    Non so cosa abbia spinto la commissione di Basilea III a imporre criteri più restrittivi per la detenzione di capitale nelle banche, fatto sta che questa imposizione potrebbe creare grossi problemi in termini di efficienza nella gestione del capitale.

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