giovedì 7 gennaio 2010

Provocazioni senza senso di Brunetta

L’idea di creare un blog ispirato a Von Hayek era e rimane legata al confronto con i lettori su argomenti di puro stampo economico, senza tralasciare ogni aspetto di tipo macroeconomico legato alle operazioni e alle manovre di politica. Tuttavia dinanzi ad episodi strani, o quantomeno stravaganti della politica italiana, in particolare di coloro che la fanno (i cosiddetti politici), non possiamo fare altro che allontanarci un istante dal nostro intento e affrontare argomenti di indubbio interesse, se non altro per lo scalpore e l’elevato tasso di anormalità che li contraddistinguono.

L’episodio di cui parliamo oggi riguarda il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, in particolare il riferimento è ad una battuta inerente la Costituzione della Repubblica Italiana pronunciata nei giorni scorsi:

“Stabilire che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla… la parte valoriale della Costituzione ignora temi e concetti fondamentali, come quelli del mercato, della concorrenza e del merito.

Il tono saccente e arrogante lo potete immaginare, ma non vogliamo parlare di questo, preferiamo parafrasare le parole di Brunetta e confrontarle con lo spirito e l’intento che hanno ispirato la stesura dell’articolo 1 e della parte cosiddetta valoriale della Costituzione.

Durante il periodo di stesura della Costituzione l’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana fu chiamata a garantire in maniera equa la concretizzazione, in forma scritta, dei principi fondamentali e ispiratori della Repubblica Democratica Italiana. Nel caso di specie, il primo articolo sancisce innanzitutto il risultato del referendum del 2 giugno 1946, “L’Italia è una Repubblica…”, e garantisce ufficialmente alla popolazione lo status di Democrazia, “…Democratica…” (dal greco Demos: popolo e Cratos: potere, ossia governo del popolo), ovvero di Repubblica nella quale i cittadini sono messi nelle condizioni di esercitare la propria sovranità, per diritto e per dovere. Proseguendo l’articolo 1 recita:“…fondata sul lavoro…”, probabilmente il Ministro Brunetta non ha compreso questo punto, oppure lo ritiene superfluo, in ogni caso secondo lui “non significa assolutamente nulla”.

Partendo da questi presupposti, cerchiamo di mettere un po’ di ordine. L’inserimento dell’ultima parte fu proposto da Aldo Moro durante il periodo di stesura della Costituzione, egli sostenne ciò di seguito riportato:

“Questo il senso della disposizione: un impegno del nuovo Stato Italiano a immettere nell’organizzazione sociale, economica e politica del Paese quelle classi lavoratrici che furono a lungo estromesse dalla vita dello Stato e dall’organizzazione economica e sociale.”
(13 Marzo 1947) [1]

A queste parole si aggiunsero quelle di Giuseppe Saragat, il quale affermò che l’intento della Costituzione è basato sul nuovo concetto di società umana, non più fondato “sul diritto di proprietà e ricchezza, ma sull’attività produttiva di questa ricchezza”, inoltre aggiunse che la proprietà, nuda e cruda, può isolare, al contrario il lavoro può unire.

Probabilmente il Ministro Brunetta quando ha pronunciato quelle parole ha ignorato questi piccoli dettagli fondanti la Repubblica Democratica Italiana, oppure ha semplicemente voluto farsi notare dal pubblico elettore in un altro dei suoi classici show costellati da populismo, rigidità, e luoghi comuni. Quel che resta, al di là di ogni supposizione sulle sue intenzioni, è il sentimento di imbarazzo, unito a quel senso di smarrimento (lesivo ai fini della Democrazia) che frasi di quel tipo provocano nelle menti delle persone che solitamente non sono abituate a ragionare con il proprio cervello.



[1] Ernesto Maria Ruffini - Rassegna Stampa Personale

2 commenti:

  1. Molti sanno il primo articolo della Costituzione italiana a memoria, ma molti ne ignorano il vero significato, spesso volontariamente dimenticato.

    Ho apprezzato molto l'articolo perché ha chiarificato in maniera semplice un punto spesso oscuro e messo in discussione.

    Comunque una piccola provocazione personale la vorrei fare, sperando comunque di non alimentare una polemica: l'art. 93 della Costituzione dice

    "Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica."

    In più guardando sul sito del Governo Italiano leggo che la formula del giuramento è:

    "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione."

    Come fai ad osservare lealmente lo Costituzione se non sai cosa intende in certi articoli?

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  2. http://www.corriere.it/politica/10_gennaio_17/brunetta-bamboccioni_3bee5814-0353-11df-a5a7-00144f02aabe.shtml

    Non riesce proprio a stare zitto...

    Perché non obblighiamo per legge anche a diventare tutti dei campioni di calcio strapagati da club esteri, così da poter saldare il debito pubblico nel giro di 5 anni?

    Giusto perché oggi ho la luna girata e ho voglia ri rincarare la dose, ecco una serie di cose su cui rifletterei ora se fossi in lui:

    1) Ho lanciato l'idea di una legge palesemente incostituzionale (vedi art.13)

    2) Lasciare la casa dei genitori non significa non dipendere più da loro, la quantità di studenti fuori sede mantenuti dai genitori all'università è elevatissima...

    3) A 18 anni i ragazzi non hanno ancora in mano un diploma, forse un attestato professionale, i soldi per mantenersi fuori li da lo stato o ci sarà il boom di baristi?

    4) L'ha capito anche Calderoli che ho detto una cagata e mi ha anche rimproverato

    Ma per i giornalisti ed i fotografi questo ed altro....

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