martedì 22 dicembre 2009

Dichiarazioni che (non) lasciano il segno.

«Purtroppo ancora non si vede in tal senso un clima propizio nella nostra vita pubblica, una consapevolezza comune a maggioranza ed opposizione in Parlamento che dovrebbe abbracciare egualmente l'aspetto del funzionamento e della riforma delle istituzioni»

- Giorgio Napolitano - 21 dicembe 2009

Sono le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica durante il discorso di augurio per le feste natalizie.

Da comune cittadino votante mi chiedo:“Quale sarà mai il giusto clima per realizzare le riforme di cui l’Italia avrebbe tanto bisogno?”. Sinceramente non sono riuscito ad individuarne neanche uno, nonostante sia stato a lungo a riflettere. Forse il PdR intendeva dire che bisogna lavorare per l’Italia e non per se stessi, forse voleva far capire ai due poli che è venuto il momento di lavorare seriamente e insieme, forse le sue parole velatamente volevano redarguire coloro che optano per la carriera da politico semplicemente per scaldare il posto in parlamento e parlare a microfoni accesi davanti agli impassibili spettatori privi di coscienza critica.

Si potrebbe restare a lungo a parafrasare le succitate parole, tuttavia resta il dubbio su quale sia il clima idoneo per garantire alla nostra nazione una serie di riforme atte a risollevarlo dalla crisi (non quella internazionale intendiamoci, ma la nostra, che è in atto da qualche lustro ormai). Se è vero che in Italia non si fanno riforme serie per via di questo fantomatico clima non propizio, allora sarebbe opportuno che deputati e senatori di posizioni avverse si rendano conto di cosa stanno (s)combinando e cerchino, senza giochetti populisti, di collaborare insieme per ricostruire ciò che loro stessi hanno distrutto in questi anni.


Una soluzione a questo problema potrebbe consistere nel mandare a casa coloro che hanno una certa età, ad esempio gli over 65, sostituendoli con politici che abbiano a cuore il futuro della nazione, in questo senso sarebbe opportuno eleggere dei giovani (magari under 35), che avrebbero sicuramente maggiori stimoli a creare riforme condivise tra poli opposti, proprio perché hanno in mano loro stessi il futuro della nazione.

Infine aggiungo una provocazione. Ricordando Giorgio Gaber “Destra - Sinistra”, mi pongo un interrogativo : “Cos’è la destra? Cos’è la sinistra?”; esistono ancora delle differenze tra destra e sinistra? Ma soprattutto quali sono gli ideali attuali? Sono così differenti tra fazioni opposte? A me pare che la divisione destra – sinistra sia semplicemente un intoppo nel creare quel clima auspicato dal PdR [1]. E’ noto che in fin dei conti agli italiani, siano essi di destra o di sinistra, interessa esclusivamente il bene dell’Italia, vale a dire un’economia sana e in crescita costante, un sistema burocratico leggero e veloce, trasparenza nei servizi di ogni tipo, giustizia veloce ed efficace, la competizione nei mercati (si ha tanto bisogno di questo, pensate solo alle Ferrovie dello Stato), un valido sistema pensionistico, occupazione, etc.


Se siamo tutti d’accordo su questo punto, la divisione politica è sostanzialmente inutile, non fa altro che frenare la struttura, già complessa, di costruzione delle riforme. In questo senso, quindi, una volta concluse le elezioni, i politici dovrebbero, per amor di patria, collaborare insieme per costruire le riforme idonee a garantire il ritorno di un’Italia forte, evitando di opporsi indistintamente ad ogni proposta di legge emessa dalla fazione opposta.


[1] E’ ovvio che ci deve sempre essere un’opposizione e una maggioranza; il diritto di opposizione e di espressione in politica è fondamentale affinché non si creino situazioni di regime dittatoriale.

10 commenti:

  1. Considerando che la prima riforma delle istituzioni che vuole fare la maggioranza (o meglio BS) sia quello di unificare il ruolo di Presidente del Consiglio con il Presidente della Repubblica (o meglio eliminare quest'ultimo e passare all'altro tutti i poteri), evidentemente Napolitano è stanco di stare lì.
    In effetti al Senato è meglio: certo devi rinunciare all'Air Force One, ma comunque hai sempre l'auto blu e non sei sempre al centro dell'attenzione come ora (salvo che non ci sia una maggioranza minima in senato, ma non è questo il caso).

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  2. Però, come ti dicevo prima, restano intatti numerosi benefit, in più non sei costretto a presenziare ad ogni manifestazione nazionale...sai che noia. Ci andrebbe a guadagnare insomma.

    A parte gli scherzi, quando le riforme sono condivisibili, cioè a favore della nazione e non a favore dei singoli, l'opposizione deve intervenire per creare quel clima di collaborazione che è necessario affinchè vengano realizzate efficientemente.

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  3. Questo è abbastanza pacifico, ma il problema italiano secondo me è decisamente più profondo: il problema sta proprio nel trovare il comune accordo sulle riforme.

    Ognuno protegge in modo strenuo il proprio pascolo, non cercando alternative utili, vedi battaglie per la legge sul lavoro, battaglia sulle liberalizzazioni, si può creare un elenco lungo kilometri.

    Mentre in tutte le altre riforme dove non ci sono scontri naturalmente sono barricati insieme dalle stesse parte: anche qui l'elenco è piuttosto lungo.

    A questo punto credo che proprio una dittatura sia il clima ideale per le riforme e non sto scherzando...

    Ovviamente sono contro ogni forma di dittatura, per principio...

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  4. Meno male che ha specificato cosa intendeva per clima non propizio.

    http://www.corriere.it/politica/09_dicembre_22/napolitano_berlusconi_rapporti_personali_23d38448-eeef-11de-82de-00144f02aabc.shtml

    Napolitano si è dichiarato «né ottimista né pessimista, ma ragionevolmente fiducioso». «Quando ho parlato di clima non propizio - ha aggiunto - mi riferivo al deficit pubblico perché è più difficile condividere le scelte per contenerlo che trovare intese sulle riforme»

    In realtà fra destra e sinistra vedo un perfetto accordo sul (non) contenere il debito pubblico: infatti non tagliano i contributi all'editoria, non privatizzano RAI, Ferrovie dello Stato, non riducono i comuni, non tolgono le provincie.

    Per forza non si trova accordo sulle riforme: le riforme (dopo le beatificazioni in televisione) sono uno dei maggiori mezzi per attirare voti...

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  5. Sul tuo primo commento ti dico che attualmente gli elettori non sono così differenti tra destra e sinistra, perlomeno per le richieste e i bisogni da soddisfare. In passato un operaio avrebbe votato senza dubbio per la sinistra, ora il suo voto non è così scontato. Per questo motivo la suddivisione destra sinistra è sostanzialmente fuorviante, e non produce di certo un clima propizio per le riforme.

    Sul tuo ultimo commento potrei parlare per anni, ma mi soffermo a qualche breve riga. Il tuo punto mi sembra ben equilibrato e abbastanza condivisibile, tuttavia avevo ragione quando ho scritto l'articolo, di fatti Napolitano parlava senza un soggetto o una situazione a cui fare riferimento.

    Purtroppo la riduzione del deficit, nonostante sia importante e fondamentale per la crescita economica, corrisponde esclusivamente ad una netta perdita di consenso da parte della maggioranza. Ci aveva provato Prodi nell'intermezzo dei due governi BS, ma non solo perse consenso, riuscì anche a sbagliare manovra.

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  6. Aiuto, non capisco dove stai andando a parare, soprattutto nell'ultima parte del tuo commento.

    La correlazione tra riduzione deficit e riduzione del consenso non sta in piedi: Prodi ha avuto il merito di aver l'intenzione di voler controllare il debito in maniera seria, ma la pessima idea di ridurlo aumentando la pressione fiscale, per questo motivo ha perso consenso.
    Le 4-5 idee che ho suggerito prima, che sono ripetute in un sacco di altri blog, da un qualche milione di economisti in tutto il mondo e direi alquanto condivisibli; una serie di questi interventi, non solo aprirebbero la strada ad una serie di riforme che possono essere utili al paese, ma soprattutto sarebbero a costo 0, se non un aumento, in termini di consensi.

    Solo che interventi del genere appiattirebbero la fetta di torta (già abnorme) che si mangiano e per questo c'è un perfetto accordo fra destra e sinistra sul non effetuare riforme e quanto siano inutili le dichiarazioni di Napolitano.

    Poi se vuoi litigano sugli altri modi di abbassare il deficit perch attacca il bacino naturale dei propri voti, ma ultimemente sono più importanti marchette e beatificazioni televisive...

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  7. Forse ho sbagliato ad inserire la parla esclusivamente, tuttavia la penso allo stesso modo di prima. La riduzione del deficit corrisponde a: tagli alla spesa pubblica (meno infrastrutture, meno servizi, etc.) o aumento della tassazione. Ciò corrisponde di conseguenza a calo della popolarità di chi governa. Ciò non toglie che la riduzione del deficit possa essere accompagnata, successivamente (cioè quando ci sono i primi segnali di calo effettivo), da riforme più popolari. Credo che il discorso fili liscio.

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  8. Su questo punto mi trovi in totale disaccordo, almeno parlando del caso italiano: non credo che accorpando i comuni di Guastalla (15000 ab circa) (comune dove abito) e Gualtieri (6000 ab circa)(comune praticamente attaccato), unificando quindi la gestione del comune (significa una sola giunta comunale, un solo sindaco,....) equivalga ad una netta riduzione dei servizi.
    Poi ti posso tirar fuori almeno una dozzina di enti completamente inutili, il cui unico scopo è aumentare il numero di seggiole e burocratizzare il sistema, in poche parole che non forniscono alcun servizio utile alla popolazione, se non essere dannosi.

    Giusto per cadere nella massima banalità: tutti i politici (a parte Mastella) affermano che gli stipendi sono troppo alti o che ci sono troppi parlamentari, ci sono migliaia di dichiarazioni in questo verso, fatto sta ci sono ancora 630 deputati e 315 senatori (più quelli a vita); la riduzione di essi (o del loro stipendio) sarebbe un atto
    1) popolare
    2) abbassa il costo della macchina pubblica (non di molto ma lo fa)
    Tuttavia nessuno lo ha mai fatto, chissà perché?

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  9. Se il taglio alla spesa pubblica è fatto con raziocinio (cosa dubbia in Italia..) allora, probabilmente, potrebbe essere popolare e lasciare intaccati i servizi ai cittadini. Tuttavia di solito i tagli alla spesa pubblica toccano servizi del tipo: istruzione, sanità, ricerca, etc. Tutte attività il cui scopo è di garantire servizi visibili (per visibili intendo servizi che il cittadino percepisce) alla popolazione, per cui un taglio corrisponde ad un relativo malcontento. Possiamo discutere su come vengono fatti i tagli, in alcuni casi sono giusti in altri no, ma la sostanza non cambia.

    Per quanto riguarda il discorso che fai sugli stipendi e benefit ai politici, beh senza dubbio sarebbe un taglio alla spesa pubblica considerato popolarissimo, ma quanto gioverebbe in percentuale al deficit? Stiamo parlando di una bassissima percentuale sul totale, quasi risibile.

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  10. Lo so che la quantità è risibile, era solo una esemplificazione sul fatto che, permettetemi il modo di dire, non sputano nel piatto dove mangiano; anche se sarebbero li gran parte degli interventi per ridurre il debito, con un impatto pressoché nullo sul servizio offerto e sono sicuro che ce ne sono migliaia di questi interventi, che se fatti con attenzione si potrebbe risparmiare moltissimo...

    Io critico le parole di Napolitano, destra e sinistra sono in disaccordo sul cosa tagliare per mantenere il debito basso, ma hanno un perfetto accordo su cosa NON tagliare in ogni caso; come vedi il clima di collaborazione c'è.

    Vorrei ricordardati gli interventi bipartisan quando sembrava che in questa finanziaria ci sarebbero stati dei tagli ai contributi all'editoria...

    PS: Buon Natale

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